*
Miei fratelli, tra i Racconti per i giorni di festa di François Coppée ce n’è uno intitolato Il buon Dio a bordo. Permettete che ve lo riassuma in poche parole. Una domenica di settembre un treno popolare di Parigi riversa sulla spiaggia di Tréport una gran quantità di gente, che riempie, fino a stiparle, parecchie barche a vela per una gita sul mare. Ma il tempo improvvisamente si guasta, il vento infuria, il mare si fa minaccioso e le barche rientrano con i passeggeri fradici fino all’osso. Una delle barche, però, la Gianna Maria, è in ritardo: dal molo la folla guarda, trepidando per la sorte dei parigini che ci sono dentro. A un tratto si leva dalla folla un grido di spavento: un’onda gigantesca ha colpito la barca di traverso, l’ha sollevata e gettata contro il muro della diga. Per fortuna, l’abilità del timoniere e la presenza di spirito dei marinai evita il peggio.
Tutti tirano un respiro di sollievo e ritornano, sotto la pioggia, in città, ma, tendendo l’orecchio, François Coppée sente che la moglie di un marinaio sta dicendo a una vicina: «Io non ho avuto paura per la Gianna Maria, perché quest’anno, quella barca, ha avuto a bordo il buon Dio». «Che storia è questa del “buon Dio a bordo”?» chiede lo scrittore poco dopo a un giovane sacerdote incontrato vicino alla chiesa. «La frase della popolana – risponde il prete – si riferisce al fatto che ogni anno noi facciamo la processione del Corpus Domini sul mare. Quest’anno l’onore di ospitare l’ostensorio con il santissimo sacramento è toccato appunto alla barca Gianna Maria. La buona popolana ha creduto trarre di qui la sicurezza che – almeno per quest’anno – la barca fosse al sicuro da ogni disgrazia».
«Ma non c’è qui un po’ di superstizione?».
«Senz’altro, ma superstizione innocente da parte di quella povera gente, che almeno intravede la potenza reale di un Dio, che può calmare le tempeste; in ogni caso, essa è male molto minore dell’incredulità di molti parigini ridotti – con tutta la loro scienza – a essere dei semplici buoi umani con l’occhio sempre e solo fisso a terra, a un po’ di soldi, a un po’ di roba e mai alzato verso il cielo.
Miei fratelli, io desidero farvi i più sinceri auguri per il santo Natale e per il nuovo anno e chiedo scusa di servirmi per questo del vecchio racconto di Coppée. Buttate via il racconto e ritenete solo la frase centrale: «Dio a bordo». Sì, Dio a bordo delle nostre anime, delle nostre famiglie, delle nostre comunità civili ed ecclesiali ci sta proprio bene per ispirare, per aiutare, per farci evitare i parecchi scogli in vista e per villeggiare felicemente prima durante il 1978, poi, durante il resto dell’esistenza, che il Signore ci concederà ancora.
Card. Albino Luciani, Buon Natale, in «Gente Veneta», 24 dicembre 1977, 3.